La decisa ripresa delle esportazioni della meccanica italiana nel 2021 è determinata soprattutto dagli scambi con l’Europa e l’Asia orientale, sostiene Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria, commentando i dati elaborati dall’Ufficio Studi e quindi le prospettive dell’export nel 2022. L’obiettivo del settore è quello di rafforzare ulteriormente gli scambi commerciali con i Paesi extra-Ue, Stati Uniti e Cina in primis, senza dimenticare il fondamentale contributo del Vecchio Continente.
Nel 2021 le esportazioni del settore arriverebbero a oltre 29,6 miliardi, con una crescita del 15 per cento sull’anno precedente e che quindi corrispondono al 57 per cento del giro d’affari totale del settore. Qual è il suo bilancio sull’anno in chiusura?
«L’export è da sempre uno dei punti di forza della meccanica italiana, apprezzata in tutto il mondo per la sua qualità al pari di settori come il food o la moda. Il nostro comparto ha ripreso a correre, con valori assolutamente incoraggianti e di poco inferiori al 2019, quando a fine anno erano stati registrati 30,1 miliardi di euro. Nel primo semestre del 2021, i dati confermano una crescita del +26,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020, con un totale di 15,6 miliardi di fatturato in sei mesi».
Quali scenari prevede per il 2022 sul fronte dell’export sia in termini di criticità che di prospettive?
«La ripresa delle esportazioni verso Germania e Francia è un chiaro segnale della ripartenza dell’economia europea, non solo nel settore meccanico. Sfortunatamente la scarsa reperibilità delle materie prime e il rincaro dei costi energetici che sta penalizzando tutta Europa, con un rallentamento della produzione e una contrazione degli utili, unitamente alla nuova ondata di covid che si sta diffondendo a livello nazionale e internazionale, rendono difficile fare delle previsioni sull’anno prossimo. Siamo comunque fiduciosi che l’economia italiana continuerà a crescere nel 2022. Per quanto riguarda l’export della meccanica italiana, oggi siamo concentrati sul mercato europeo, che ha aumentato di oltre il 25 per cento la richiesta dei nostri prodotti, e sugli Stati Uniti. Il maxi piano di investimenti approvato dall’amministrazione Biden, che prevede un deciso ammodernamento delle infrastrutture pubbliche e private, aprirà nuove opportunità per il nostro settore».
La mappa dei mercati esteri più promettenti per le aziende di Anima?
«Dopo la forte battuta d’arresto subita nel 2020, in particolare nel primo semestre, abbiamo visto una ripresa decisa delle esportazioni, in particolare in Europa e verso l’Asia orientale. La Germania torna al primo posto delle destinazioni, con un fatturato di 1,53 miliardi nei primi sei mesi, togliendo il primato agli Usa, che scivolano al terzo posto con 1,38 miliardi, superati anche dalla Francia. Importante il balzo della Cina che registra nel primo semestre 910,2 milioni di euro. Segnalo anche un incremento dell’export verso Spagna, Regno Unito e Polonia».
Export e tutela del made in Italy rientrano tra i punti cardine del Manifesto della Meccanica di Anima. Quali sono le vostre proposte?
«Export e tutela del made in Italy rappresentano due punti fondamentali per la meccanica italiana. Nel Manifesto della Meccanica 2022, Anima propone di supportare l’internazionalizzazione dell’industria manifatturiera, ampliando le opportunità a disposizione delle imprese italiane, e potenziando ulteriormente i benefici derivanti dai finanziamenti a fondo perduto gestiti da Simest. Importante sarà recuperare l’approccio semplificato del 2020 anche per sfruttare al massimo il Temporary Framework concesso da Bruxelles fino a maggio prossimo. È bene ricordare che questa deroga Ue al de minimis innalza la soglia di incentivi ammissibili per ogni azienda a 800 mila euro. Nel settore delle opere pubbliche, sarà necessario rafforzare le indicazioni sull’origine delle forniture, previste dal Codici dei contratti pubblici, in modo da stimolare il mercato interno, promuovendo le eccellenze tecnologiche e i servizi originari dall’Unione europea o da Paesi con i quali vige un regime di reciprocità doganale con l’Unione. Questo significa innanzitutto stimolare le stazioni appaltanti italiane, come già fatto in Francia dal 2020, ad adottare volontariamente l’art. 137 del Codice Appalti. È un atto di responsabilità per lo sviluppo delle opportunità di lavoro a favore del territorio in cui le opere vengono realizzate prima oltre che un’attenzione alle aziende italiane ed europee. Evitare che i fondi del Pnrr vengano utilizzati per prodotti provenienti da aziende di Paesi terzi dove non c’è reciprocità doganale e sana concorrenza è un lusso che non ci possiamo proprio permettere».
Le fiere stanno tornando in presenza, anche se la variante Omicron ha portato allo slittamento di alcuni eventi fieristici in questo inizio 2022. Che significato assumono le fiere all’interno delle strategie per l’export delle aziende della meccanica?
«Dopo più di un anno in cui, a causa della pandemia, abbiamo dovuto rinunciare alle fiere, essere tornati in presenza per noi è stato fondamentale per ricominciare a sviluppare una rete di relazioni umane dirette e incontri B2B. Speriamo che in futuro la situazione sanitaria mondiale possa migliorare sempre di più e che non si torni a nuove chiusure, che potrebbero limitare le manifestazioni fieristiche, i rapporti umani e la crescita del settore».